Figlio della confusione da almeno 300 mesi, Andrea Screcci si fa chiamare anche amtggg quando si perde tra i frame delle sue gif. Dopo la laurea specialistica in Design del prodotto per l’innovazione al Politecnico di Milano, collabora con un’assortita fauna di marmisti vicentini, demoniache multinazionali coreane, e poser della progettazione artigianale milanese.
Giocola in equilibrio precario tra il suo studio, un brand di zaini e un lavoro part-time in libreria: Fotonico studio, simple-be-bags e Taschen Milano. Ama dissociarsi e parlare di se stesso in terza persona, ballare e aiutare gli amici e portare un po di gioia.
0 Comments
Animitas, monumenti commemorativi costruiti per commemorare la gente uccisa in incidenti stradali, sparse su tutta la strada cilena. Rappresentano una tradizione vivente nella cultura popolare e un chiaro esempio di sincretismo nelle credenze del paese. I memoriali sono spesso costruiti con case e figure relative ai morti e ai mezzi di trasporto; è un'arte popolare non commerciale. È una tradizione comune e antica, e queste storie visive di incidenti stradali si vedono su ogni strada. Ce ne sono molte migliaia in tutto il Cile. Le animitas non sono ufficiali in alcun modo. Le autorità responsabili delle strade e delle autostrade non hanno regolamenti in merito, ma consentono alle persone di organizzarle. Neanche le chiese hanno rapporti con l'animitas. Molti di loro mostrano una croce, ma nessun sacerdote o altri rappresentanti di chiese prendono parte alle celebrazioni nell'animitas. Le animitas rappresentano una tradizione vivente nella cultura popolare del Cile. Non tutte le famiglie creano un'animita per onorare una persona uccisa su una strada, ma molti lo fanno, e questa tradizione può essere vista in tutte le zone del Cile, specialmente nelle regioni settentrionali del deserto di Atacama dove sono state realizzate queste immagini. Questi santuari commemorativi sono una parte consolidata della cultura anche in molti altri paesi, sebbene il nome animita in relazione all'esistenza di un'anima sia usato solo in Cile e in Perù. La parola animita deriva dalla parola cilena ánima - in inglese, anima. Secondo alcune fedi popolari, le anime dei morti che hanno perso la vita per circostanze tragiche girano per l'area in cui sono state uccise. Questa convinzione può in parte spiegare perché i familiari e gli amici creano queste piccole case dove i cari possono mettere una candela accesa per la persona che è morta. Le persone che non sono imparentate con la persona che è stata uccisa possono offrire una preghiera all'animita; in questo modo, l'animitas può assumere il ruolo di santi popolari nella religione cattolica. Le animitas vengono allevate non solo dove le persone sono morte in incidenti stradali. Possono esserci anche animitas per i lavoratori che sono stati uccisi in una miniera, giustiziati criminali e politici, e vittime di stupri che sono stati uccisi, tra gli altri. Per questo motivo, la Chiesa cattolica non riconosce ufficialmente l'animitas come parte del suo sistema ufficiale di santi. Tuttavia, le persone comuni non riconoscono questa differenza e continuano la pratica di stabilire l'animitas come una tradizione accettata. In questo modo, la chiesa e l'animitas coesistono pacificamente. Marco Casino Gli ospiti nello studio di Scorze a Contatto la notte del 12/06: Gabriele Marozzi Viva Giulio Mirko Frignani Giulia Dipa e Francesca Zaglio LETTERA APERTA AI PARTECIPANTI DELLA NOTTE NELLO STUDIO DI SCORZE A CONTATTO
Benvenuti ad Andrà Tutto Bene. Come avrete intuito dal video, l’ argomento su cui dovrete sviluppare un progetto collettivo è… Niente di più e niente di meno di quello che avete visto. Cosa? Decidetelo voi cosa avete visto. Per ognuno sarà diverso. Ed è questo il bello, dà quella suggestione apparentemente silenziosa, porterete fuori una visione che se ne sta dentro di voi. Sentitevi liberi. Ma torniamo allo studio di Scorze. Sarete lì, avrete fame. Aprite tutto. Come se fosse casa vostra. C’è il necessario per non morire di fame. Lo stesso vale per i cassetti. Siate violenti con la “vulnerabilità” della casa , quello che deve venire fuori succederà senza nemmeno bisogno di definirlo. A starvi accanto, come in una balera al contrario, ci saranno dei personaggi di Scorze, il nostro nuovo stagista estone Ulle_Olen sarà la vostra fonte per le comunicazioni e per le informazioni qualora ne abbiate bisogno. Per comunicare con lui potrete scrivere sulla lavagna. Abbiate pazienza non parla la nostra lingua. Perciò per facilitarlo dovrete scrivere frasi semplici, lui si preoccuperà di tradurle dall’ italiano all’estone e rispondervi con il vocale di google translate Regole: Portate ogni cosa che pensate sia necessaria alla vostra persona per creare qualcosa di vostro. Qualsiasi cosa pensiate vi possa far comodo per passare la notte. Non c’è limite al vostro bagaglio. Il portone si aprirà solo quando sarete arrivati tutti e 4 alle 21. Aspettatevi a vicenda. Da quel momento, da quando arrivate sotto a quel portone, incomincia Andrà Tutto Bene. Tutto è concesso. Qualcuno starà filmando quella scena? O siete gli unici responsabili se non restano tracce di quel momento nel documentario? Pensi che siano importanti che restino? Quindi anche il fatto di chi arriverà prima sarà curioso. Tutti lo noterete, perché tutti avrete letto questo foglio nello stesso modo confidenziale in cui ve lo sto mandando, quindi tutti sapete ma ognuno è arrivato interpretando a suo modo. Il che è curioso. Guardate che facce meravigliose avrete. Volete mettervi d’accordo prima di entrare in questo strano microcosmo? Volendo potreste. Potreste documentarlo. Sarebbe una scelta anche quella. È un documentario collettivo. Con poche ma precise regole. Il supermercato di fronte è aperto fino a mezzanotte - Potete invitare chiunque nello studio. Chiunque pensate possa essere una connessione perfetta per quel momento, per quel progetto. Chiamatelo, fatelo salire se serve. È il momento giusto per farlo. Sperimentate ogni cosa che avreste voluto fare. Buon divertimento, quelli di Scorze Il 98 era l'anno in cui arrivò per la prima volta un computer in casa mia. All'interno trovai inclusi programmi/giochi di grafica 3d che mi permettevano di creare paesaggi surreali, stazioni spaziali, geometrie e mondi poligonali; il tutto accompagnato da strane tracce di musica elettronica futuristica (probabilmente terribili, ma piccolo Giulio ne era estasiato). Ero inondato di un senso di meraviglia e stupore per le nuove tecnologie e le possibilità creative! E così creavo, costruivo senza pensare, per la sola gioia di smanettare! Più passavano gli anni più però mi abituai a ogni tipo di mondo creativo e di nuova tecnologia; finché la creatività stessa diventò il mio lavoro; tutto questo mi rese un po' distante e anestetizzato. Un giorno però mi chiesero di preparare una video proiezione per una serata techno queer! Al contrario di come ero solito fare (disegnare storyboards, organizzare il lavoro, seguire un idea e un progetto) decisi di avere un approccio più istintivo, ritagliai tantissime immagini da foto trovate in giro e cominciai ad animarle seguendo la mano, senza pensare. Sentivo il mio cervello, tornare indietro, disimparare schemi e abitudini, ma in modo positivo! E fu così che dopo più di 20 anni ritrovai quello senso di stupore e meraviglia che avevo sentito nel 98! Trovate Giulio su: FB Behance IG Vimeo MUSIC: Tundra by Katatonic Silentio (soundcloud.com/katatonicsilentio) Luogo: MONTECCHIO EMILIA Periodo di svolgimento: DA GENNAIO 2018 A GENNAIO 2019 Mio padre, che tutti chiamavano “Cocco”, era un collezionista di cose. È morto il 1 dicembre 2017. Mi sono accorto che la casa, il garage e la cantina erano piene di cose che lui aveva raccolto, classificato, allestito. Mi sono accorto che lui era ovunque in quelle cose e che quelle cose che magari singolarmente non avevano nessun senso insieme erano i suoi occhi, le sue braccia, le sue spalle, le sue gambe. Erano Lui. La sua assenza è una presenza costante nella mia vita. Presenza che si fa sentire in ogni angolo di casa. Io e mia mamma siamo molto presenti tra le sue cose: una mia fototessera davanti a tutti i miei quaderni delle elementari messi su un armadio in cantina, una foto di mia mamma da giovane tra i bicchieri della credenza. Era il suo modo di tenerci vicino anche quando non lo eravamo; io a Milano e mia mamma con un principio di demenza che le fa dimenticare molte cose. Manca molto e il giorno della sepoltura mi ricordo di aver rivolto il mio sguardo in alto e mi sono detto : non resta che guardare il cielo. Non una frase disperata senza speranza ma tutto il contrario. Pensavo al futuro, a superare quel duro momento ad andare oltre consapevole che tanto il Cocco mi accompagnerà per sempre. Il Cocco era un viaggiatore immaginario: non ha mai viaggiato e forse proprio per questo era affascinato dalle culture diverse dalla sua guardandole privo di pregiudizi e incuriosito, affascinato. Ha fatto l’operaio tutta la vita ma probabilmente è sempre stato un artista con un linguaggio tutto suo: un alfabeto di cose che utilizzava per comunicare. Ad esempio, solo dopo la sua morte mi sono accorto che all’interno di un quaderno nella mia macchina aveva nascosto due quadrifogli. Un gesto piccolo ma che mi ha riempito il cuore: in ogni viaggio Lui mi è sempre stato accanto senza che io lo sapessi. Da qui lo spunto per realizzare questo progetto fotografico che ha come tema non solo il ricordo di mio padre ma anche il nostro rapporto con le cose. Siamo circondati in casa, al lavoro, ovunque. Il punto è che noi siamo le cose che scegliamo di raccogliere, trovare, comprare, tenere o buttare. Diventano parte di noi perché noi diamo loro un valore: affettivo, sentimentale, economico, di essenzialità, di originalità. Le cose sono importanti e spesso neanche ce ne accorgiamo. Riuscire a distinguere quelle importanti e quelle inutili è il vero lavoro che dobbiamo fare su noi stessi. Ogni cosa può essere inestimabile oppure completamente inutile e questo loro essere asettiche, vergini ci da la possibilità di essere, di creare, di inventare, di abbellire o di abbruttire, di godere, di vivere con loro e di far capire chi siamo noi. Le cose che scegliamo sono dei contenitori dove posiamo un pezzettino delle nostra anima. Le cose siamo noi. Trovate Mirko su: FB IG |