Luogo: MONTECCHIO EMILIA Periodo di svolgimento: DA GENNAIO 2018 A GENNAIO 2019 Mio padre, che tutti chiamavano “Cocco”, era un collezionista di cose. È morto il 1 dicembre 2017. Mi sono accorto che la casa, il garage e la cantina erano piene di cose che lui aveva raccolto, classificato, allestito. Mi sono accorto che lui era ovunque in quelle cose e che quelle cose che magari singolarmente non avevano nessun senso insieme erano i suoi occhi, le sue braccia, le sue spalle, le sue gambe. Erano Lui. La sua assenza è una presenza costante nella mia vita. Presenza che si fa sentire in ogni angolo di casa. Io e mia mamma siamo molto presenti tra le sue cose: una mia fototessera davanti a tutti i miei quaderni delle elementari messi su un armadio in cantina, una foto di mia mamma da giovane tra i bicchieri della credenza. Era il suo modo di tenerci vicino anche quando non lo eravamo; io a Milano e mia mamma con un principio di demenza che le fa dimenticare molte cose. Manca molto e il giorno della sepoltura mi ricordo di aver rivolto il mio sguardo in alto e mi sono detto : non resta che guardare il cielo. Non una frase disperata senza speranza ma tutto il contrario. Pensavo al futuro, a superare quel duro momento ad andare oltre consapevole che tanto il Cocco mi accompagnerà per sempre. Il Cocco era un viaggiatore immaginario: non ha mai viaggiato e forse proprio per questo era affascinato dalle culture diverse dalla sua guardandole privo di pregiudizi e incuriosito, affascinato. Ha fatto l’operaio tutta la vita ma probabilmente è sempre stato un artista con un linguaggio tutto suo: un alfabeto di cose che utilizzava per comunicare. Ad esempio, solo dopo la sua morte mi sono accorto che all’interno di un quaderno nella mia macchina aveva nascosto due quadrifogli. Un gesto piccolo ma che mi ha riempito il cuore: in ogni viaggio Lui mi è sempre stato accanto senza che io lo sapessi. Da qui lo spunto per realizzare questo progetto fotografico che ha come tema non solo il ricordo di mio padre ma anche il nostro rapporto con le cose. Siamo circondati in casa, al lavoro, ovunque. Il punto è che noi siamo le cose che scegliamo di raccogliere, trovare, comprare, tenere o buttare. Diventano parte di noi perché noi diamo loro un valore: affettivo, sentimentale, economico, di essenzialità, di originalità. Le cose sono importanti e spesso neanche ce ne accorgiamo. Riuscire a distinguere quelle importanti e quelle inutili è il vero lavoro che dobbiamo fare su noi stessi. Ogni cosa può essere inestimabile oppure completamente inutile e questo loro essere asettiche, vergini ci da la possibilità di essere, di creare, di inventare, di abbellire o di abbruttire, di godere, di vivere con loro e di far capire chi siamo noi. Le cose che scegliamo sono dei contenitori dove posiamo un pezzettino delle nostra anima. Le cose siamo noi. Trovate Mirko su: FB IG
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